Scambio di accuse su Telecom e Banca Etruria

La battaglia ormai aperta tra l’ex presidente dei Ds e l’attuale numero uno del Nazareno è una partita di ping pong che nelle ultime 48 ore ha vissuto uno dei suoi scambi più concitati. L’ex premier e l’attuale capo del governo rappresentano due mondi e due modi diversi di intendere il partito (e l’esecutivo) e lo scontro avrà il suo clou con il referendum di autunno sulla riforma costituzionale, su cui il presidente del Consiglio ha di fatto posto il voto di fiducia degli italiani, annunciando le propri dimissioni in caso di bocciatura della legge. L’intervista non è sicuramente sfuggita al premier che intervenendo ai microfoni di Rtl102,5 a margine della sua visita milanese, ha dedicato all’ex leader dei Ds un passaggio tutt’altro che tenero: «Mi accusano di non essere di sinistra ma c’è stato un governo di sinistra che ha privatizzato la Telecom facendo un regalo ai “capitani coraggiosi”, facendo operazioni molto discutibili - ha detto il capo del governo -. Ogni riferimento al governo di Massimo D’Alema è puramente casuale». All’ora di pranzo, via tg Mediaset, la controreplica di D’Alema:.«Renzi parla di cose che non conosce» perché «Telecom era una società privata» e quindi «non c’entrava nulla palazzo Chigi. La privatizzazione è avvenuta sotto il governo Prodi». Ricapitola Massimo D’Alema. «Noi, e quando dico “noi” dico il governo, dico Carlo Azeglio Ciampi che era il ministro dell’Economia decidemmo soltanto di non intervenire in una operazione di mercato». Poi la stoccata: «Renzi potrebbe parlarci delle fughe di notizie sul Banca Etruria e dell’insider trading. Questo è un argomento che forse lui conosce meglio...». Renzi, che ha interrotto la visita milanese dopo la notizia dell’incidente ferroviario in Puglia, è rimasto nel perimetro istituzionale e non è più intervenuto sul tema. Lo ha fatto per lui uno dei suoi fedelissimi, il senatore Andrea Marcucci: «D’Alema che attacca Renzi sulle banche, diciamo, non è molto credibile. Anche basta con il fuoco amico».

İyul 13, 2016 2:37

“Non possiamo ignorare proteste neri”…

"IL razzismo non è finito" con Martin Luther King o con leggi come il civil rights act, "i pregiudizi rimangono, tutti nella vita ci imbattiamo nell'essere bigotti a un certo punto delle nostre vite. Se siamo onesti, siamo in grado di sentire i pregiudizi dentro di noi". Lo ha detto il presidente americano Barack Obama, a Dallas, in Texas alla cerimonia commemorativa giovedì scorso dal veterano dell'Afghanistan, Micah Johnson. L'attacco ai cinque poliziotti è stato non solo un atto di "stupida violenza  "Non possiamo far orecchie da mercante e non tenere conto delle manifestazioni degli afroamericani, considerare quelle persone come paranoici e piantagrane, non possiamo metterle da parte come inquietudine politica o mettere l'etichetta del razzismo. Farlo significa negare la realtà". Dobbiamo respingere l'idea che la divisione razziale non possa essere colmata". "Ma non si tratta di finanziare politiche che funzionino, ma di trovare consenso, trovare la volontà per i cambiamenti", ha detto in quello che sembra voler essere il suo testamento politico, quasi ammettendo una sorta di impotenza, di essere stato a troppe commemorazioni come quella di oggi, invitando la gente a riflettere sulla sua reale volontà di cambiamento, "ad aprire il cuore". "Gli agenti di Dallas hanno salvato molte più vite di quelle che possiamo immaginare". "Dobbiamo respingere la disperazione che molti americani sentono dopo le recenti sparatorie". "La stragrande maggioranza dei poliziotti fa un lavoro incredibilmente duro e pericoloso in modo professionale e giusto, quindi merita il nostro rispetto", mentre quando "chiunque dice che gli agenti siano tutti corrotti o agiscono in base a pregiudizi" non "solo indebolisce, ma mina la causa della giustizia che le forze dell'ordine promuovono".

İyul 13, 2016 12:58