L'uscita della Finlandia dall'Eurozona è possibile e persino probabile nel futuro, anche se magari è questione di lunghi anni o di decenni. Lo ha detto Sampo Terho, uno dei massimi dirigenti del partito di nuova destra radicale ed euroscettica Peerussuomalaiset (i veri finlandesi), junior partner del governo di centrodestra guidato dal premier-imprenditore Juha Sipila. Con la sua sortita, Terho ha rafforzato apparentemente le sue chances di vincere nella lotta al vertice per la guida del partito, contro il vicepremier e leader storico (ora ministro degli Esteri) Timo Soini. Terho non è il solo nei ranghi dei Perussuomalaiset a chiedere un "Fixit", cioè mimando verbalmente "Brexit" un'uscita finlandese dalla moneta unica. Lo chiede anche uno dei piú temibili tra i suoi sfidanti alla guida del partito, il falco Jussi Halla-Aho.Secondo segnale negativo per l'euro in pochi giorni, dopo l'annuncio recente della Cèchia di sganciarsi dalla parità fissa tra corona ceca ed euro, e in contemporanea con le.Terho ha usato argomenti che in apparenza possono essere convincenti da un punto di vista economico. Finché resteremo agganciati all'euro, egli ha detto, sarà difficile mantenere la nostra competitività economica. "L'unica via per appoggiare la nostra competitività è una svalutazione interna, e lo abbiamo già fatto". Svalutazione interna vuol dire tagli a retribuzioni e spese, misure non certo stimolanti per la congiuntura. Infatti la Finlandia, unico paese della Comunità nordica (gli altri sono Svezia, Norvegia, Danimarca, Islanda) a essere nell'Eurozona, è anche il paese nordico che affronta le maggiori difficoltà economiche e sociali, tra crescita debolissima dopo anni di recessione, disoccupazione ben piú alta che nel resto del Nord, tensioni sociali. "L'opzione alternativa, guardando al 2020, al 2030 o al 2040", egli ha aggiunto, "è il ritorno alla valuta nazionale; se cominciamo a pensarci con ampio respiro e a lungo termine, senza fretta, può essere fattibile".