La manifestazione organizzata da Democracy Spring, un’organizzazione che chiede la fine della “corruzione dei soldi” nel processo elettorale e garanzie per un voto “libero e imparziale” Oltre 400 attivisti sono stati arrestati mentre manifestavano pacificamente davanti a Capitol Hill con striscioni e cartelli per “chiedere al Congresso di agire subito per far cessare la corruzione del denaro nella nostra politica e per garantire elezioni libere e imparziali”, ha spiegato Democracy Spring, il gruppo organizzatore. Il numero di arresti è uno dei più consistenti degli ultimi anni. L’accusa, ha reso noto la polizia, è di manifestazione illegale.
Capitol Hill, sede del Congresso, era blindata dalla polizia. I dimostranti, accusati di aver intralciato e disturbato le normali attività, non hanno opposto resistenza all’arresto.
A protestare erano in diverse centinaia, con cartelli su cui erano scritti slogan come “la primavera sta arrivando”, “proteggi il diritto di voto”, “una persona un voto”. Oppure contro il ruolo del denaro nelle elezioni, un tema caro al candidato democratico Bernie Sanders, che continua ad attaccare Wall Street e i comitati privati che raccolto fondi per i candidati (super pacs) accusandoli di condizionare la campagna elettorale e invocando una “rivoluzione politica”.
Democracy Spring, nata dalle cenere del movimento Occupy Los Angeles, ha annunciato che continuerà a tenere manifestazioni di questo genere ogni giorno per tutta la settimana. Dell’organizzazione fanno parte tra gli altri l’attore Mark Ruffalo, l’accademico Noam Chomsky e decine di gruppi di attivisti. “Crediamo che questa sia la casa del popolo, e il Congresso dovrebbe rispondere al popolo. Dobbiamo proteggere il diritto di voto”, ha spiegato il portavoce Peter Callahan. Anche se la maggior parte dei gruppi coinvolti fanno riferimento ai democratici, Democracy Spring non ha un’affiliazione politica. “Vediamo aumentare il populismo su entrambi i versanti. Gli americani sono stanchi dei politici comprati e pagati”, ha detto Callahan.
La protesta sembra rilanciare preoccupazioni bipartisan più ampie, emerse durante le primarie in corso, sulle zone grigie del processo elettorale per la Casa Bianca: elettori votano indirettamente il presidente con sistemi di ripartizione dei delegati tra i candidati diversi da Stato a Stato ma sempre più controversi.
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