È in corso una sfida negli Stati Uniti infinitamente più insidiosa dei muri, dei blocchi, delle regole sulla finanza che il Presidente Donald Trump ha aperto: è la riapertura della sfida storica del potere esecutivo contro il potere giudiziario per affermare la superiorità del primo – il governo – sul secondo, la magistratura. Non è una novità, nella storia americana come in quella di tutte le democrazie che si reggono sugli equilibri dei poteri costituzionali e non soltanto sul voto e la sfida si ripresenta puntuale generazione dopo generazione. Già in Italia un partito di governo, la allora Lega Nord, invocava la supremazia di un generico “popolo”, il proprio, sopra la magistratura.Quando Trump definisce in uno dei suoi cervellotici tweet il giudice federale James Robard come il “cosiddetto giudice” per avere osato il fermo temporaneo del divieto d’ingresso riservato ai viaggiatori provenienti da sei paesi arabi e dall’Iran per dubbi sulla sua legalità e costituzionalità, così come aveva accusato un altro giudice di avere permesso il processo contro la sua università truffa soltanto perchè era di origine messicana, mette in pericolo quella separazione dei poteri che rende una democrazia una nazione fondata sulle leggi e non sugli uomini o le donne.
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