C’era una volta il partito politico inteso come luogo di aggregazione, di formazione della classe dirigente, di studio e di riflessione legislativa. “Adesso il confronto ideologico è venuto meno, i partiti sono solo liste elettorali cangianti”, commenta Pino Pisicchio, autore di Le fondazioni politiche in Italia di cui il prossimo mese uscirà la versione aggiornata all’Europa. “Per dirla con il titolo di un film di Antonioni, sono diventati dei deserti rossi”.Negli ultimi anni il dibattito pubblico sembrerebbe aver trovato, però, una nuova casa: think tank (pensatoi di stampo americano), fondazioni e associazioni politiche che, secondo i dati presentati da OpenPolis nel dossier “Cogito ergo sum”, nel 2017 sono cresciuti fino ad arrivare a quota 102 con un network di oltre 2.500 persone. E con un comun denominatore: la presenza di politici – deputati, senatori e anche ministri – ai vertici.Tra le strutture censite c’è la fondazione Magna carta di Gaetano Quagliariello, la Open vicina all’ex premier Matteo Renzi così come l’Alcide De Gasperi di Angelino Alfano e Italianieuropei di Massimo D’Alema. I più sono collegati al centrosinistra (34,3%) e al centrodestra (22,5%), anche se non mancano casi di strutture bipartisan come l’Aspen Institute di Giulio Tremonti e Giuliano Amato. Una geografia politica che, da destra (5,8%) a sinistra (6,8%), passa anche per il Movimento 5 stelle che debutta con il Think tank group e l’associazione Gianroberto Casaleggio.
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