Saranno anche Cassandre, ma le previsioni che arrivano dall’interno della City continuano a disegnare un cupo futuro post-Brexit per la cittadella della finanza londinese. Un’inchiesta pubblicata stamane dal Guardian afferma che una “hard Brexit”, ovvero un’uscita totale del Regno Unito dall’Unione Europea e dal mercato comune, come finora il governo di Theresa May lascia intendere di voler fare, potrebbe significare “la fine del dominio” di Londra come maggiore centro finanziario europeo, una leadership raggiunta anche grazie all’appartenenza della Gran Bretagna alla Ue.“La Brexit potrebbe rovinare la City”, titola senza mezzi termini il quotidiano londinese, peraltro riecheggiando analisi analoghe pubblicare recentemente dal Financial Times. Le stime sul numero di posti di lavoro che andrebbero persi, per il trasferimento di parte delle operazioni sul continente, varia da 30 mila secondo Bruegel, una think tank con base a Bruxelles, a 232 mila secondo Xavier Rolet, capo del London Stock Exchange. E Douglas Flint, amministratore delegato della Hsbc, che addebita alla Brexit (e alla vittoria di Trump) il calo del 60 per cento nei suoi profitti annunciato l’altro giorno, paragona la City dopo la Brexit a una torre che minaccia di crollare, distruggendo come in un gioco del domino tutto quello che le sta intorno. Fuori dal mercato comune, banche e società di investimenti perderebbero in particolare i “passporting rights”, il diritto di fare affari da Londra con clienti di tutta Europa senza bisogno di ottenere una licenza sul continente.
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