Un lunedi carico di tensione politica, preceduto da un periodo altrettanto teso, alla vigilia del termine del mandato del presidente Joseph Kabila – che scade oggi, 19 dicembre – contestato da un’opposizione che lo accusa di voler rimanere al potere fino alle elezioni del suo eventuale successore. Già dalle prime ore di oggi, a Kinshasa – la megalopoli africana di 10 milioni di abitanti – si respirava un’aria densa e spettrale, attraversata quasi esclusivamente da forze di polizia e della Guardia Repubblicana, con i grandi viali vuoti. Il solito rumore di fondo della capitale, stordita tutto il giorno da un traffico soffocante e infernale, è sembrato scomparso.A Nord e ad Est della città, l’esercito e la polizia sono apparsi più numerosi dei passanti, lungo le strade. Molte aziende hanno dato istruzioni ai loro dipendenti di non andare a lavorare, così molte scuole della città hanno invitato gli studenti a saltare le lezioni. La maggior parte dei negozi sono chiusi, lo stesso hanno fatto i venditori ambulanti, con le loro bancarelle, che normalmente brulicano lungo le vie. I blindati della polizia, in tenuta antisommossa, presidiano ogni un angolo. Sabato sera, i vescovi cattolici della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo hanno annunciato la sospensione della loro mediazione per consentire un’uscita pacifica dalla crisi politica che corrode il Paese, dopo la contestata rielezione di Kabila, ininterrottamente al potere dal 2001, del quale la Costituzione vieterebbe la rielezione.
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