Facebook si piega alla Cina. Se 1 miliardo e 800 milioni di iscritti vi sembran pochi, il social network più grande del mondo adesso punta anche al miliardo e 400 milioni di cinesi che ancora non possono dire “mi piace” perché a non piacere al governo di Pechino è la politica fin qui seguita dal colosso: quella della libertà.Invece adesso gli ingegneri di Mark Zuckerberg avrebbero messo a punto un tool, uno strumento che permetterebbe di accomodare le richieste dei censori cinesi. Ogni post verrebbe così setacciato alla ricerca di parole chiave scomode, per evitare insomma che dalla rete faccia capolino qualcosa di sgradito. Per la cronaca, sui siti cinesi nessuna ricerca vi porterebbe mai a trovare alcun riferimento, mettiamo, al massacro di Tiananmen. Potenza dei superfiltri governativi, che negli anni anni isolato l’intera Cina dietro a una Grande Muraglia Web.
L’annuncio di Facebook che abbassa la testa è stato subito salutato con sarcasmo dagli attivisti della rete. L’Electronic Frontier Foundation dice alla Bbc che il “piano è particolarmente inquietante” e ringrazia, attraverso la sua portavoce Eva Galperin “i dipendenti che sono riusciti a rendere nota la notizia”: almeno questa, insomma, filtrata per il bene della rete. Nessuna conferma ovviamente dalla Silicon Valley. Ma la tecnologia approntata per accomodare le richieste del censore è stata svelata dal New York Times: che riporta, tra l’altro, un meeting di Zuckerberg con i suoi, in cui il fondatore avrebbe confermato l’intenzione di avviare il discorso con i cinesi.
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