Tra un «dovete spostare gli stand più in là» e un «neanche per sogno, semmai spuntiamo un po’ il tetto e davanti ai banchi piazziamo un murales bis», ieri, nella piccola sala della Protomoteca, è andata in scena l’ennesima puntata di “Trionfo e lamentazione”. Mai titolo è stato più azzeccato. Per il prezioso fregio, mezzo chilometro “dipinto” da William Kentridge sulla banchina del fiume. E azzeccato per il muro contro muro che vede Campidoglio, Regione e soprintendenze da una parte. E commercianti e cooperativa La Tredicesima dall’altra. Proprio lì sotto infatti — tra ponte Mazzini e ponte Sisto, appiccicate alle gesta degli antichi romani dipinte ”graffite” dall’artista sudafricano — tra un paio di settimane dovrebbero spuntare decine e decine di bancarelle di “Tevere estate”: mix di panini, birrette, shopping e passeggiate al chiaro di luna. Nulla da eccepire, peccato che la muraglia di stand impalli letteralmente l’opera. E questo per il Comune è inaccettabile. Da qui il braccio di ferro. Come quello di ieri nella Protomoteca, presenti tutti gli attori, compreso il sovrintendente Claudio Parise Presicce. Incontro che doveva essere risolutivo e invece… Invece è stato un rimpallo di accuse, idee bizzarre e, in alcuni casi, di soluzioni strampalate. «Il primo a lanciare la fiche sul piatto è stato il Campidoglio — racconta Nathalie Naim, consigliera del I Muncipio, ora candidata alle amministrative con i Radicali —. Il Comune ha proposto lo spostamento degli stand qualche centinaio di metri più avanti, in modo che il fregio possa restare visibile a tutti. E creerebbe una discesa “obbligatoria” tra i banchi anche per chi volesse soltanto ammirare l’opera». Proposta bocciata, nonostante la Sovrintendenza abbia messo sul piatto «l’illuminazione a nostre spese». eguita dalla Regione: «Davanti al murales piazzeremo delle paline per pubblicizzare gli stand». Neanche uno sconto sull’occupazione di suolo pubblico ha spostato i commercianti di un centimetro. «È come decidere di aprire un negozio al Prenestino invece che in via del Corso, quel punto non è commercialmente appetibile». E rilanciano i negozianti: «Restiamo lì, anche perché abbiamo già firmato il contratto. Ma vi veniamo incontro: abbassiamo i tetti degli stand per non coprire del tutto il fregio e chiederemo giovani artisti di dipingere un murales come quello di Kentridge davanti a un telo srotolato davanti ai banchi». Alla proposta del fake di “ Triumphs and Laments” sembra che nella sala sia calato il silenzio. «Avete un rendering?», ha chiesto qualcuno. Nessun problema. «Lo faremo nel weekend ». Dopodomani, dunque, nuova puntata, altro giro per la quadra del cerchio.
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