Fidel Castro è rimasto al potere più di qualsiasi altro nella nostra epoca contemporanea

Non l'ha mai amato, né detestato: per mezzo secolo ne ha sentito la presenza. Invadente, rassicurante, ossessiva. Rivoluzionario giusto o tiranno? Questo l'inconscio dilemma per Miriam che adesso, in piazza della Rivoluzione, trattiene a stento i singhiozzi davanti alle ceneri di Fidel, che sono in attesa di essere portate e sepolte a Santiago accanto a quelle di José Martí, eroe delle guerre di indipendenza. Il puntuale colpo a salve di un cannone ricorda il lutto nazionale, e anche che la rivoluzione è orfana. E si sa che le lacrime degli orfani possono nascondere segreti incofessabili. Il senso di vuoto, in cui lo smarrimento e il dolore possono essere venati di un sollievo più o meno vago, lo si avverte nella città più riservata del solito. Quasi silenziosa. Ieri alle due del pomeriggio i negozi hanno abbassato le saracinesche, i mercati chiuso i loro banchi ed è iniziata una processione muta verso la Plaza de la Revolución.A volte hai l'impressione di poter palpare i sentimenti, che cambiano o svaniscono come i razzi in un fuoco d'artificio. Fidel Castro è rimasto al potere più di qualsiasi altro nella nostra epoca contemporanea. Ha resistito tanto a lungo da consentire undici mandati presidenziali a Washington, tutti ostili, con il fiato sul collo della piccola fastidiosa isola proprio lì, a portata di mano. Come Fidel sia riuscito a morire nel suo letto è uno dei grandi romanzi politici della nostra epoca. A partire dalla dottrina Monroe, che adeguava la stagione politica nel continente agli umori della Casa Bianca, pochi caudilli latinoamericani c'erano riusciti. Fidel non era un caudillo. Era qualcosa d'altro. Il suo coraggio, la sua abilità, la sua ambiguità gli hanno consentito di vivere fino a novant'anni. I cubani ne sono fieri, ma anche stupiti. Forse esausti. I padri troppo longevi non sempre sono i più amati. Gli esuli, e nemici, di Miami esultano. Ma hanno torto. Non sono loro che hanno vinto. La morte naturale non è inflitta da una guerra.

Noyabr 30, 2016 2:19

Mark Zuckerberg insegue il gran salto…

Facebook si piega alla Cina. Se 1 miliardo e 800 milioni di iscritti vi sembran pochi, il social network più grande del mondo adesso punta anche al miliardo e 400 milioni di cinesi che ancora non possono dire “mi piace” perché a non piacere al governo di Pechino è la politica fin qui seguita dal colosso: quella della libertà.Invece adesso gli ingegneri di Mark Zuckerberg avrebbero messo a punto un tool, uno strumento che permetterebbe di accomodare le richieste dei censori cinesi. Ogni post verrebbe così setacciato alla ricerca di parole chiave scomode, per evitare insomma che dalla rete faccia capolino qualcosa di sgradito. Per la cronaca, sui siti cinesi nessuna ricerca vi porterebbe mai a trovare alcun riferimento, mettiamo, al massacro di Tiananmen. Potenza dei superfiltri governativi, che negli anni anni isolato l’intera Cina dietro a una Grande Muraglia Web. L’annuncio di Facebook che abbassa la testa è stato subito salutato con sarcasmo dagli attivisti della rete. L’Electronic Frontier Foundation dice alla Bbc che il “piano è particolarmente inquietante” e ringrazia, attraverso la sua portavoce Eva Galperin “i dipendenti che sono riusciti a rendere nota la notizia”: almeno questa, insomma, filtrata per il bene della rete. Nessuna conferma ovviamente dalla Silicon Valley. Ma la tecnologia approntata per accomodare le richieste del censore è stata svelata dal New York Times: che riporta, tra l’altro, un meeting di Zuckerberg con i suoi, in cui il fondatore avrebbe confermato l’intenzione di avviare il discorso con i cinesi.

Noyabr 25, 2016 3:37

Wepods che ci invita a salire sul bus…

Pochi posti. Sei seduti, altri due in piedi. Niente volante o pedali, nessun autista. Il piccolo autobus guida da solo. O almeno così dovrebbe. “Ma non si preoccupi, li stiamo già usando a Wageningen, a est di Utrecht, dove ci sono i nostri uffici'', rassicura un membro del team della Wepods che ci invita a salire sul bus. Siamo ad Amsterdam, sulla passeggiata che costeggia il canale davanti al Media Markt Centrum, dove si sta svolgendo la Gpu Technology Conference Europe di Nvidia. Loro, quelli di Wepods, utilizzano il sistema di visione artificiale della compagnia americana. Il giro turistico sul bus a guida autonoma dura in tutto dieci minuti, ma con la promessa di essere un assaggio della mobilità europea del prossimo futuro. Si parte: il WurBy, così lo hanno chiamato alla Wepods, è lento. Non superiamo i dieci chilometri all'ora. ''Può andare più veloce, arriva fino a 30 o 40 chilometri orari grazie al suo motore elettrico. Per motivi di sicurezza qui preferiamo un'andatura moderata'', continua l’addetto della startup olandese. Non è l’unica che sta percorrendo questa strada. Anche ad Helsinki, in Finlandia, li stanno sperimentando per la città. Il modello di autobus è lo stesso, l'Ez10 prodotto dalla EsayMile di Tolosa, che la Wepods ha rimarchiato. Può esser gestito via app, sia da parte del passeggero sia della compagnia che li controlla. Il primo può segnalare la sua presenza lungo il percorso, la seconda visualizzare la sua flotta di veicoli in tempo reale, conoscere il numero di viaggiatori e ovviamente intervenire da remoto nel caso servisse.  

Noyabr 8, 2016 3:53